Quando ho aperto questo blog mi sono detto che non avrei mai ceduto alla tentazione di postare fatti personali con la pretesa che fossero di comune interesse. Forse anche per questo i post sono centellinati…
Però oggi è San Valentino, festa dell’amore confezionato, pronto per il consumo.
Così proverò dopo molto tempo a mettere in parole dei fatti che si dipanano chiari nella mente, ma che spesso sfuggono a qualsivoglia forma di controllo.
Posso attingere solo ad esperienze personali, quindi inevitabilmente non ho pretese di oggettività, e se il tono o i contenuti vi indispongono…bhè, peggio per voi.
Cercando di circoscrivere il tema dell’affezione tra esseri umani mi sovvengono alcune categorizzazioni, entro le quali farò rientrare la maggioranza degli amanti, per praticità.
Quelli innamorati di sé stessi: gran brutta faccenda, le persone che stazionano in questa categoria non ne usciranno mai, cercano le relazioni per potersi glorificare, per sentirsi insostituibili e necessari. Raramente si affiancano a chi può offrire un vero confronto o un’occasione di crescita; preferiscono rapporti sbilanciati e facilmente gestibili, da poter troncare in caso di minaccia alla propria integrità.
Quelli innamorati dell’amore: sono coloro che adorano provare sentimenti, sono rapiti dall’intensità, dalla passione e spesso la persona che hanno accanto è semplicemente un simulacro, un tramite attraverso il quale rendere il proprio omaggio all’amore stesso.
C’è sempre una speranza per costoro; presto o tardi passeranno in una delle categorie successive e sarà l’amore ad avere i lineamenti della persona amata.
Quindi dopo lunghe riflessioni sono giunto alla conclusione che spettinerà Siddartha e il Dalai Lama, per non parlare dei Beatles superstiti: all you need is love.
Ma come? Il dolore che sempre accompagna chi ama viene da poche cose, ma chiare e definite: la menzogna e il desiderio di possesso.
Badate bene, non siamo direttamente responsabili di questo giogo; anni di educazione e censura hanno prodotto risultati quasi incontrovertibili; siamo portati a pensare che sia impossibile amare senza possedere. A questo punto mentire diviene inevitabile; coprire i nostri reali bisogni con le bugie è più rapido che affrontarli insieme; ma questo genera, nel migliore dei casi, uno spaventoso senso di colpa che inizia a soffocare la relazione, segnandone la fine.
Tendiamo a controllare, a imbavagliare la persona amata perché non possa guardare oltre noi. Vogliamo limitare le possibilità di scelta perché rimanere al nostro fianco sembri sempre la cosa migliore: a volte non è affatto così.
Credo che amare qualcuno significhi anche vedere ciò che può essere in potenza; percepire le grandiose cose che gli sono possibili, e saper riconoscere che potrebbero portarlo lontano da noi. Questa è la parte difficile; rinunciare al possesso, lasciar andare. Vi assicuro che è una lotta vera, e si perde quasi sempre. Quello che aiuta è sapere che ogni rapporto è assolutamente unico, peculiare ed irripetibile; non andrà mai perduto davvero.
Perché limitarsi in questa breve e fragile occasione che è la vita? Inchiodare gli anni altrui alla nostra esistenza per evitare di camminare soli è terribilmente umano, ma vile.
Menzogne e bugie sono veleni che compromettono ogni rapporto; ci hanno insegnato che non è normale desiderare altri uomini, altre donne, che è sbagliato provare emozioni verso qualcuno che non sia il nostro partner. Perché? Dio mio, in base a cosa? Quale diabolico dogma ha deciso che il nostro splendido spirito sia costretto ad abitare un carapace autolimitato?
Se potessimo sradicare la mal erba che ci attanaglia vedremmo che si può dire tutto. Davvero. La verità è come il sasso lasciato cadere nello stagno; le increspatore si espandono in ogni direzione ed i suoi frutti non si possono nascondere.
Siamo troppo limitati per lasciare che accada, dobbiamo chiudere ogni cosa in un contenitore, possibilmente con un’etichetta che indichi il contenuto a chiare lettere, magari il prezzo.
Molti in passato hanno svelato la menzogna; poeti, musicisti, uomini e donne che hanno creduto alla vita prima che alle parole. Dove sono ora? Ne avremmo un gran bisogno. Ne avrei un gran bisogno.
Ma i meccanismi che ci regolano quotidianamente non hanno sedi né ingranaggi per la poesia e l’emozione. A meno che non si possa riprodurre.
Le voci diverse, benedette schegge impazzite destinate ad essere recluse, isolate, o peggio, ignorate.
Quanto amore sprecato.
Come sempre nei miei post, vi lascio una piccola provocazione: scoprite di che cosa ha bisogno la persona che vi sta accanto, e fatelo. Vi prometto che non sarà difficile; dovete solo guardare, ascoltare davvero. Un bacio, una carezza, un abbraccio. Superate il vostro istinto di protezione, quello che vi dice: “che diavolo sto facendo”, avvicinatevi e regalatevi questa possibilità. Funziona. Ed è difficile tornare indietro, dopo.
Ho finito, me ne torno negli anni ’70…hippie del cazzo.