domenica 14 marzo 2010

Le cose che aspettano

Vivo in un piccolo appartamento, ho una sola finestra. Chiusa.
Pochi giorni dopo essermi trasferito qui, si sono fulminate le due lampadine principali.
Da allora illumino le mie giornate con l'abat-jour.
Così non ho mai davvero la percezione dell'ora, del giorno, della notte: una penombra avvolge la quasi totalità delle mie ore di veglia.
Con questa luce gli oggetti sembrano diversi, voglio dire, sembrano più vecchi di me e della casa stessa. Come se aspettassero da molti anni un episodio, qualcosa che deve accadere. O che è già accaduto.
Le cose non hanno alcuna fretta, non sono come noi, sanno aspettare il momento giusto.

Così mi sono chiesto se anche le idee sanno aspettare; sapete ne ho un baule colmo, c'è stato un momento in cui sembrava indispensabile esserne pieni, un vulcano ribollente di sciocchezze. Ora sono più tranquillo, ho capito che alcune di quelle vecchie idee facevano parte del corredo di un perfetto artista maledetto, proprio come uno strano cappello o la barba incolta.
Tra tutte le vecchie bizzarie, alcuni pensieri mi sono rimasti addosso, come casi non risolti.

MTL - Metrolibro


















Voglio un risarcimento per il nostro orizzonte visivo indebitamente occupato. Camminiamo ogni giorno per le vie di paesi e città che impongono alla nostra attenzione dozzine, a volte centinaia di ads e manifesti pubblicitari. In questo periodo a Milano è in corso la campagna elettorale: io trovo già difficile svegliarmi tutte le mattine per recarmi al lavoro, ma ricevere il buongiorno da Pezzottapenatiformigonilarussa è davvero un affronto alla serenità.

Lavoro con le richieste delle famiglie: studenti che non possono frequentare, famiglie in difficoltà incapaci di acquistare i testi scolastici.

Una volta lavoravo anche con l'arte, che solitamente si considera svincolata da qualunque fine utilitaristico.
Il piano è questo, ottenere spazi pubblicitari tramite concorsi artistici/fondazioni/donazioni, rivenderli alle agenzie in cambio di un risarcimento in libri.
Ho inventato l'unità di misura MTL (metrolibro), un metro quadrato = 10 libri di testo.
Una volta misurate le superfici a disposizione, si ricava il valore MTL totale, cioè quanti libri vale quello spazio. Si offre poi a varie ditte pubblicitarie, specificando che il loro unico onere finanziario per lo sfruttamento di tali spazi è la fornitura di libri richiesta.
L'indice dei libri da acquistare è quello richiesto dagli istituti scolastici della zona in cui si trova la parete da occupare. Per ogni giorno di occupazione della parete, verrà richiesto il Canone MTL (cioè la fornitura di libri richiesta).
I libri verranno distribuiti alle famiglie, partendo da quelle con il maggior numero di figli frequentanti e il reddito più basso.
Fine.

Ora, io so che queste pagine sono lette solo da pochi amici, ma non si sa mai: se ci fosse qualcuno che possiede una facciata che possa in qualche misura fare gola a dei pubblicitari, si faccia vivo.
Lo farei io, ma non ho mai avuto una parete.


lunedì 8 marzo 2010

Sulle cose non dette



















8 marzo, festa delle donne.
Ormai il blog sembra una specie di calendario; un nuovo post ad ogni ricorrenza popolare.
Solitamente tendo ad essere polemico e sferzante nei confronti delle consuetudini, in particolar modo riguardo
a quelle palesemente strumentalizzate.
Però questa sera sono melanconico, quindi vi risparmierò la consueta dose di acume in favore di qualche lacerto
sentimentale.

Non riesco a fare a meno di voi, splendide fautrici di destini, divoratrici di mondi e protettrici della vita; vi giuro che
ho provato a capire, con ogni singola fibra del mio essere. Proteso in osservazione, teso nell'ascolto della vostra natura. Eppure la verità resta sempre in un angolo scuro, come un passante intravisto con la coda dell'occhio.

Attrazione ed ingiustizia, comprensione e spietata divergenza; siamo condannati all'idolatria.
Così ancora una volta mi accosto con reverenza ad un mistero che è troppo grande per me, troppo per chiunque.
Noi piccoli ed inadatti, dotati di troppo raziocinio e di una sensibilità ingombrante, possiamo solo alzare lo sguardo verso la Donna, la Madre, la Puttana, la Sposa.

A volte penso che siano loro a sognare di noi, come il Duca sogna di Cidrolin; dei segnali per dare senso alla finitezza del mondo. Se è così, è davvero un bel sogno.