lunedì 8 marzo 2010

Sulle cose non dette



















8 marzo, festa delle donne.
Ormai il blog sembra una specie di calendario; un nuovo post ad ogni ricorrenza popolare.
Solitamente tendo ad essere polemico e sferzante nei confronti delle consuetudini, in particolar modo riguardo
a quelle palesemente strumentalizzate.
Però questa sera sono melanconico, quindi vi risparmierò la consueta dose di acume in favore di qualche lacerto
sentimentale.

Non riesco a fare a meno di voi, splendide fautrici di destini, divoratrici di mondi e protettrici della vita; vi giuro che
ho provato a capire, con ogni singola fibra del mio essere. Proteso in osservazione, teso nell'ascolto della vostra natura. Eppure la verità resta sempre in un angolo scuro, come un passante intravisto con la coda dell'occhio.

Attrazione ed ingiustizia, comprensione e spietata divergenza; siamo condannati all'idolatria.
Così ancora una volta mi accosto con reverenza ad un mistero che è troppo grande per me, troppo per chiunque.
Noi piccoli ed inadatti, dotati di troppo raziocinio e di una sensibilità ingombrante, possiamo solo alzare lo sguardo verso la Donna, la Madre, la Puttana, la Sposa.

A volte penso che siano loro a sognare di noi, come il Duca sogna di Cidrolin; dei segnali per dare senso alla finitezza del mondo. Se è così, è davvero un bel sogno.


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