lunedì 14 dicembre 2009

Io sono Nessuno




















Io sono Nessuno.

Ciclopi ed astuti avventurieri.
Panico ed indignazione da ogni parte per l'aggressione subita dal premier Silvio Berlusconi.
Lui ne esce rafforzato: "Non mi fermeranno".
Ma chi?
Sottile psicologia ed enorme presenza di spirito, sfruttare l'attacco subìto per fini propagandistici.
Quasi che il povero Tartaglia fosse l'esecutore di un preciso disegno politico.
Ma è stato lo stesso aggressore a dire: "Io sono Nessuno". Di certo non come l'astuto Ulisse, più come qualcuno la cui personalità è svanita ormai nel disagio psichico.
Viene bloccato subito dopo il gesto sconsiderato, è scosso e non tenta di fuggire.

La violenza in sè è terminata, perpetrata e cauterizzata: prognosi di due settimane per Berlusconi.
Una vera brutalità è appena cominciata: Tartaglia diverrà una pedina, l'opposizione lo condanna (forse per la pessima mira), la maggioranza cerca di affiliarlo ad oscuri disegni di contestazione sinistroide.

Ci sfugge la gratuità del gesto, ma soprattutto ancora non ci rendiamo conto della portata.
Si tratta di vilipendio; ciò che pareva inattaccabile, può essere attaccato. Quello che sembrava irragiungibile, è a portata di mano.
Quello che sembrava ormai inumano, semidivino, sta sanguinando.
Chi è stato?
Nessuno.

mercoledì 18 novembre 2009

Andate al diavolo













Andate al diavolo.

In questi giorni questa frase mi sembra la risposta migliore, la più pertinente.
Un mantra da ripetere ad oltranza, fino a tempesta superata o morte sopraggiunta.
Sono irritato enormemente da una cecità insulsa che sembra permeare ogni strato dell'umana assemblea.

Un popolo preoccupato, affamato, incerto, che subisce ogni tipo di maltrattamento senza stupirsi nè indignarsi.
Un popolino che mira a sbarcare il lunario, la cui unica preoccupazione è racimolare spiccioli sufficienti per l'ultimo modello di IPhone con cui navigare attraverso avvenimenti che non lo toccano.
Vedo studenti che protestano, ma che interrogati sui motivi dell'agitazione rispondono con espressioni vuote.
Che fine hanno fatto quegli ideali così aggressivi e urgenti da scorticare il tessuto sociale?

Gli adulti delegano. I giovani si disinteressano.
La barca affonda.

Come già detto in passato, trovo inutile svuotare l'acqua con un secchio, meglio aprire altre falle nella chiglia, scialuppa alla mano.

Dunque perchè questa indignazione?
Perchè non è solo la barca "Società" ad essere un colabrodo, ma l'Uomo.
Non posso salvare nessuno, ma assistere impotente ad un simile abbrutimento insulta il mio senso estetico.

L'idea che ha dato origine a Distopia, che mi convince a scrivere qui, appartiene a chiunque, ma è sepolta sotto oziose convenzioni, immorali comodità, oscurata dall'abbonamento al satellite.

Ora vi chiedo; da quanto tempo non create? Una scintilla, un semplice spostamento di prospettiva, un pensiero inatteso.

Vi sfido. Provate a sedervi nel vostro salotto e tenete spenta la televisione. Famiglia al completo. Occhi negli occhi.
Pensate di resistere? Vi spaventa l'idea di vedere? Vedere per la prima volta in tanti anni che avete dimenticato come parlarvi, come scherzare, come educare?
A chi avete abbandonato voi stessi...

Adesso mandatemi al diavolo. Sarebbe già qualcosa.

martedì 10 novembre 2009

You can always get what you want

...tre

Distopia è un modo di pensare, di attraversare il reale.

Distopia è aperta a chiunque, perché da chiunque si può imparare.

Distopia è per lo scambio del sapere e per la libera fruizione di ogni tipo di cultura.

Distopia non riconosce l'autorità degli organismi costituiti, simbolo di un potere che non è rappresentativo.

Distopia desidera riavere indietro la porzione di libertà individuale sacrificata in virtù del patto sociale, che ha dimostrato di essere fallimentare.

Distopia ha perso la fiducia nelle istituzioni ed è convinto che non sia possibile delegare la propria esistenza a faccendieri e portaborse.

Distopia crede nell'autogoverno ma è consapevole che l'essere umano è generalmente incline alla prevaricazione e alla ricerca del potere.

Distopia sfrutta i detentori del potere, perché è da essi sfruttata.

Distopia crede che la spiritualità del singolo sia intoccabile, assolutamente personale e non limitabile fino a che non lede la libertà altrui.

Distopia non crede ad evangelizzazioni o catechizzazioni; la ricerca di una via non può mai essere coercitiva. La scelta va sempre fornita, illustrando le possibilità.

Distopia non predica né odio né violenza, tuttavia sostiene il diritto di autodifesa di ogni persona, contro singoli, organismi statali e militari.

Distopia non muoverà un passo per arrestare l'autodistruzione di questa società.

Distopia non è e mai diverrà un partito, un organismo di controllo o di governo. È semplicemente un'alternativa.

Distopia scredita e disconosce ogni forma di dittatura o di assolutismo.

Al centro di Distopia è posto l'individuo, i suoi bisogni primari e le sue inalienabili necessità.
Tutti i partecipanti a Distopia sanno che nulla è dato per scontato, permanentemente acquisito per diritto di nascita o nepotismo.
A Distopia ogni cosa può essere messa in discussione, criticata, riformata o distrutta nel fertile humus del caos. Persino Distopia stessa.
Non esiste alcuna sacralità intoccabile, né alcun ruolo che garantisca impunità.
Non ci sono ruoli, ma predisposizioni individuali.
Le regole si rendono necessarie per arginare l'entropia, ma non sono immutabili.
Ciò che sta a cuore ai partecipanti di Distopia non è avanzare a tutti i costi verso la verità, ma fare in modo che ogni singolo passo sia giusto.

Distopia appartiene a tutti perché non è di nessuno.

venerdì 6 novembre 2009

OK

Ok.
Voglio cominciare questo esperimento così.
OK.
Tra tutte le spiegazioni dell'origine di questa parola (http://it.wikipedia.org/wiki/Okay)
manca quella che preferisco; O come zero, K come kill.
Zero morti, gergo militare.
Nessun caduto.

Un buon inizio.

Certo, potrei utilizzare anche un incipit come "Indagine antropologica sulla perdita d'identità individuale", ma forse avrei 4 contatti totali, un pò come i programmi televisivi di matematica, in onda a tarda notte.

Vi spiego il mio piano, uno dei tanti: vivo in una città molto grande, comunico con le persone di rado e quando lo faccio, solitamente me ne pento.
Esprimo tendenze anarcoidi e antisociali, sono convinto che non sia una grande idea continuare a mangiare escrementi a cucchiaiate, immaginando che sia cioccolato.
Così ho pensato di mettervi a parte di alcune riflessioni, senza la pretesa di rivoluzionare alcunchè, ma con una buona dose di consapevolezza.
Io cerco Distopia.
Società non auspicabile, mattanza di ogni convenzione. La sottile linea tra distruttori e creatori.
Suona rischioso.

Questo è il punto, il fattore di rischio.
So delle cose.
Brutte cose.
Dettagli sui quali non dovrei essere informato.
Di persone che non dovrei conoscere.
Quanto tempo passerà prima che degli individui zelanti si prendano la briga di zittire questa simpatica kermesse di nefandezze?

inizio a contare...

uno...

Ah, nel frattempo, pensavo di allietare la vostra permanenza nelle mie pagine con qualche cotillon; ho creato una casella Gmail a questo indirizzo nessunarispostapervenuta@gmail.com
La password riguarda la "contrazione" del Divino, antica parola dal suono molto musicale.

In questa casella ho salvato una bozza con allegato un piccolo software, dono di un caro amico.
Si tratta di un criptatore di testi provvisto di chiave a generazione casuale.

Ovviamente, non è mia intenzione consigliarvi di utilizzare questo software per le vostre email, generando un gran traffico di mail criptate che viaggiano senza controllo attraverso la rete.

Nè troverei appropriato suggerire l'invio continuativo di sms casuali contenenti codici alfanumerici, per impensierire i gestori dei servizi di telecomunicazioni.

Mi avete preso per un sabotatore?

due...