mercoledì 18 novembre 2009

Andate al diavolo













Andate al diavolo.

In questi giorni questa frase mi sembra la risposta migliore, la più pertinente.
Un mantra da ripetere ad oltranza, fino a tempesta superata o morte sopraggiunta.
Sono irritato enormemente da una cecità insulsa che sembra permeare ogni strato dell'umana assemblea.

Un popolo preoccupato, affamato, incerto, che subisce ogni tipo di maltrattamento senza stupirsi nè indignarsi.
Un popolino che mira a sbarcare il lunario, la cui unica preoccupazione è racimolare spiccioli sufficienti per l'ultimo modello di IPhone con cui navigare attraverso avvenimenti che non lo toccano.
Vedo studenti che protestano, ma che interrogati sui motivi dell'agitazione rispondono con espressioni vuote.
Che fine hanno fatto quegli ideali così aggressivi e urgenti da scorticare il tessuto sociale?

Gli adulti delegano. I giovani si disinteressano.
La barca affonda.

Come già detto in passato, trovo inutile svuotare l'acqua con un secchio, meglio aprire altre falle nella chiglia, scialuppa alla mano.

Dunque perchè questa indignazione?
Perchè non è solo la barca "Società" ad essere un colabrodo, ma l'Uomo.
Non posso salvare nessuno, ma assistere impotente ad un simile abbrutimento insulta il mio senso estetico.

L'idea che ha dato origine a Distopia, che mi convince a scrivere qui, appartiene a chiunque, ma è sepolta sotto oziose convenzioni, immorali comodità, oscurata dall'abbonamento al satellite.

Ora vi chiedo; da quanto tempo non create? Una scintilla, un semplice spostamento di prospettiva, un pensiero inatteso.

Vi sfido. Provate a sedervi nel vostro salotto e tenete spenta la televisione. Famiglia al completo. Occhi negli occhi.
Pensate di resistere? Vi spaventa l'idea di vedere? Vedere per la prima volta in tanti anni che avete dimenticato come parlarvi, come scherzare, come educare?
A chi avete abbandonato voi stessi...

Adesso mandatemi al diavolo. Sarebbe già qualcosa.

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