venerdì 21 maggio 2010

Dalle Alpi ad Herat




















C'è del marcio in Danimarca.

L'Italia non è da meno; ci sono persino le carogne.
E gli avvoltoi.

Avendo sconfitto da tempo il senso del pudore, dell'indignazione e della decenza, ci è possibile
tollerare e perpetrare ogni nefandezza.
Una delle peggiori è la strumentalizzazione della morte.
Mi riferisco ad esequie spettacolari come quelle di Vianello, con un satrapo sorridente che incita la folla.
Vilipendio di cadavere a scopo promozionale.

Ma anche ai funerali di stato di Ramadù e Pascazio; bandiera politica per gli oppositori del conflitto, potente catalizzatore di commozione per la maggioranza.
In verità l'identità dei due soldati uccisi importa solo ai loro congiunti e amici.
Chi davvero sia chiuso in quelle bare è ininfluente per le dinamiche mass mediatiche; ciò che conta è potersene servire come un pungolo.

La dimensione della morte ha perso il suo peso specifico; si muore davvero solo se si passa sotto la lente di ingrandimento televisiva.
Morire dovrebbe essere un fatto privato, ultimamente intimo. Ma a questo abbiamo rinunciato molto tempo fa.
In una società dove l'individuo non incide, siamo tentati di servirci della morte come una spettacolare conclusione, che possa dare un senso ad una peregrinazione anonima.
Un suicida che si getta sotto i vagoni della metropolitana riesce a modificare il tempo di innumerevoli vite, ha un impatto inatteso sulle esistenze dei perfetti sconosciuti che non avendo mai fatto i conti con la sua esistenza, dovranno necessariamente farli con la sua scomparsa.
Ci pensate?
Centinaia di persone che deviano il loro percorso, i loro ritmi, in modo impercettibile ma significativo.
Compagni di scuola perduti di vista da decenni, pigiati improvvisamente nello stesso autobus; si ritrovano, discutono, ridono.
Amori finiti e accuratamente evitati per anni, si intrecciano involontariamente a causa di questi piccoli cambi di routine.

Oggi si annuncia il proprio suicidio su Facebook; un telematico, mondiale grido d'aiuto e di richiesta d'attenzione.
La lettera sul tavolo della cucina non va più di moda.

In questo mercimonio continuo l'ultima possibilità è rappresentata dall'utilizzo della nostra dipartita.
E' quello che hanno fatto i due alpini uccisi.
Ogni scelta comporta una percentuale di rischio, in alcuni casi questo rischio è accettabile, altre volte supera di gran lunga il valore della scelta stessa.
I due ragazzi uccisi hanno perduto la loro scommessa, ma a pagarne lo scotto saranno le vite dei loro cari, modificate per sempre.
è utopico immaginare un mondo senza simili uccisioni, senza la necessità di prevaricare gli altri, ma finchè non lo otterremo, nulla cambierà.
E mentre i congiunti devastati dal dolore piangeranno le morti di giovani inconsapevoli spesi su un fronte lontano, i governanti monetizzeranno utilizzando facce contrite d'ordinanza.



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